La formazione del Mantova nel 1984

Durante uno dei fallimenti del Mantova Calcio, quando sembra che il football sia arrivato alla conclusione in casa biancorossa, ecco infatti spuntare Franco Quartaroli nelle vesti di traghettatore.

L’ex presidente del Suzzara prima assume i panni del liquidatore, poi quando i vari potenziali gruppi si ritirano, decide di prendersi in prima persona l’onere di portare avanti la squadra.
Il ritiro è pionieristico, con gente che sale al Mottarone (sede prescelta) con le auto private e pulmini con le attrezzature prestati dalle varie ditte: con l’allenatore ruspante Binacchi, pure ex suzzarese, Quartaroli porta gente di valore anche se un po’ anzianotta (Erba, Ulivieri, Lancetti.), con il risultato che il Mantova, contro le aspettative di tutti, parte forte in campionato.

Intanto l’ennesimo dei fallimenti è effettivo ed il Mantova va all’asta per la somma di L. 360 milioni: se lo aggiudica un gruppo veronese, trainato da Mariuccio Vassanelli e la società biancorossa risorge dalle sue stesse ceneri col nome di Nuova Associazione Calcio Mantova.

Un nuovo inizio per il Mantova


La prima mossa del nuovo gruppo è di esonerare Binacchi dopo 2 sconfitte consecutive ed al suo posto ci va Mazzia: la squadra inoltre viene potenziata al mercato ottobrino. Ciò non basta però a guadagnare la promozione: in C1 ci vanno Pavia e Piacenza ed il Mantova arriva solo quarto. L’anno dopo, il 1984-85, i “veronesi” fanno le cose in grande: grande dispendio economico con l’arrivo di mister Renzo Melani, che ha stravinto il torneo con il Livorno finendo imbattuto, il quale dalla squadra toscana si porta il blocco degli atleti vincenti (Tassara, Salvi, Manzin, Palazzi); in attacco ci sono Bortolo Mutti ed Oriano Grop, ed alle spalle sta crescendo baby Piero Avanzi. Anche stavolta però la ciambella non finisce col buco: il Mantova parte forte, poi si spegne anche perché alcuni caratteri “forti” della squadra si scontrano con Melani, toscanaccio autentico.

Per farla breve anche Melani è costretto a fare le valigie ed al suo posto si siede Franco Panizza: qualche sussulto, ma la formazione finisce il torneo solo al 6° posto ma lontano dalle grandi. Finalmente, nel 1985-86, il Mantova si toglie la soddisfazione di vincere il campionato e di tornare in C1 anche se sceglie la strada più ardua: in panchina c’è Giorgio Veneri, cittadino di nascita ma milanese d’adozione, che come gli altri suoi predecessori fa partire forte la squadra. Anche stavolta il Mantova cala alla distanza e sembra proprio un film già visto: ma nelle ultime 5 gare la formazione biancorossa si risveglia, coronando la rimonta andando a vincere all’ultima giornata la sfida decisiva col Pergocrema (2-1). I virgiliani concludono il torneo al secondo posto in compagnia dell’Ospitaletto, ed alle spalle della Contese. Si rende necessario dunque uno spareggio, alla “Galleana” di Piacenza: ben 10.000 mantovani accompagnano la squadra al trionfo, che avviene l’8 giugno 1986 ai calci di rigore ed alle parate di Nadir Brocchi.

Una serie di campionati deludenti

Finalmente in C1, dunque, e con l’obiettivo di rimanerci, se non di risalire ancora: ma la categoria superiore dura solo un anno ed il Mantova, dopo un torneo così ma anche piuttosto sfortunato, retrocede subito in C2. Per la cronaca, alla presidenza intanto era arrivato Natale Pasquali col figlio Luigi, industriale avicolo di Pescantina, che nell’estremo tentativo di raddrizzare la baracca chiama al posto di Veneri l’ex angelo dalla faccia sporca Antonio Valentin Angelillo. Siamo nell’1987-88, ancora C2: allenatore stavolta è un altro ex interista, Mariolino Corso, mentre in qualità di ds arriva Giacomo De Caprio, il quale si porta un certo Lele Sergio, terzino sinistro destinato alla A ed anche alla Nazionale.

Questa volta il torneo comincia male, ma poi Pasquali da fiducia a Corso il quale inanella risultati consecutivi in serie: tante vittorie striminzite, spettacolo magari non eccezionale, comunque basta per vincere subito la C2 al primo tentativo e riapprodare tra i grandi della C. In C1 Corso viene confermato ma la squadra non viene granché potenziata: l’unico arrivo di un certo spessore è quello di Agostinelli, ex Napoli e Lazio, che il mister si porta in ritiro e poi convince il presidente a tesserare. Sarà un campionato tranquillo, sempre fuori dalla zona retrocessione, però ai tifosi non basta.

Corso comunque se ne va e nel 1989-90, serie C1, come mister c’è il terzo ex interista consecutivo, ovvero Giampiero Ghio: carattere scontroso, il tecnico spesso avrà un atteggiamento polemico con tifosi e stampa, con i quali non stabilirà mai un feeling. Il torneo non vivrà di momenti palpitanti, anzi: però nel finale di stagione, grazie ad una serie concomitante di risultati favorevoli, il Mantova addirittura al quinto posto, guadagnando l’accesso alla Coppa Italia dei professionisti. Dopo anni, i virgiliani ritornano ad affrontare ufficialmente squadre di serie B. Insomma, sembra davvero che stavolta possa essere quella buona per provare il ritorno tra i cadetti, nel calcio che conta; ed anche la squadra costruita da Pasquali in estate sembrerebbe dar corpo a queste speranze: come tecnico arriva Catuzzi, ex zonista convinto, ed in campo i vari Valigi (ex campione d’Italia con la Roma), Rebonato (già superbomber di B col Pescara), Beruatto (ex Torino) più la perla del trequartista Ceccaroni dal Prato, scuola Milan, conteso da mezza serie C.

In Coppa Italia c’è subito l’eliminazione dignitosa dalla Cremonese, ma le attenzioni sono rivolte al campionato: e davanti a 5000 persone assiepate in uno stadio senza curve (problemi di stabilità) la stagione nasce subito male, con l’1-3 davanti al Fano di mister Guidolin e Dario Hubner. E finirà peggio, con il torneo più negativo della storia del Mantova: ultimo posto con soli 19 punti, retrocessione annunciata già a marzo con record (ben 8) di sconfitte casalinghe, malgrado la girandola di tecnici (Catuzzi, poi Pelagalli infine Carpanesi). L’ennesima delusione scuote Pasquali che medita propositi d’abbandono: anche perché in società è entrato un certo Paolo Grigolo, anche lui veronese, già presidente del S. Martino Buonalbergo, che scalpita nelle retrovie. Il 1991-92 quindi è un’altra rifondazione della squadra, con arrivi eccellenti favoriti dal nuovo ds Ernesto Bronzetti, destinato poi a fare carriera in Spagna, il quale si porta dalla Ternana (dove lavorava) mister Tobia ed i giocatori Benetti, Forte, Borrello e Cozzella.

Sarà un torneo molto selettivo, con ben 20 squadre e 38 gare, perché l’anno successivo la C2 ridurrà da 4 a 3 i propri gironi. Anche qui però si va incontro ad una delusione: la squadra stenta ad ingranare e scivola in zona a rischio; ancora peggio farà quando Pasquali, ancora in sella, esonera Tobia per richiamare l’impopolare Ghio. Dopo 4 gare e col Mantova in piena crisi ritorna quindi Tobia, il quale però non riesce a farlo decollare: così Grigolo, che nel frattempo è diventato presidente a tempo pieno, chiama in panchina l’esperto Antonio Pasinato che dà vita ad una rimonta incredibile. Ci sarebbe ancora spazio per un rientro in zona promozione e la gara decisiva si gioca in Sardegna, a Tempio Pausania: Grigolo offre un aereo gratis a 250 tifosi biancorossi (lo farà anche l’anno dopo) che seguono la squadra sull’isola, però la sconfitta di misura relegherà ancora il Mantova fuori dal giro, con il 4° posto finale. Ma l’estate dopo Grigolo lavora alacremente per ridare al Mantova immagine e prestigio, urlando propositi ambiziosi: fa rimettere a posto il cadente Martelli a sue spese, acquista un pullman per la prima squadra, sposta la sede in centro città. Ma soprattutto chiama Franco Manni come direttore generale, Gustavo Giagnoni come consulente per il mercato e, dopo il rifiuto di Bellotto, tecnico emergente, Ugo Tomeazzi in panchina.

Il quale ritorna dopo anni di esperienze positive in provincia (campionati spettacolari vinti a Carpi e Suzzara) ed integra la squadra dell’anno precedente con elementi di categoria a lui ben noti: Boschin, Aguzzoli, Pregnolato, Farneti, mentre gli altri nuovi arrivi si chiamano Carlo Nervo, giovane di belle speranze dal Cittadella, Marsan e Benfari. Sarà un campionato trionfale, col Mantova che dopo un’iniziale rodaggio macinerà gli avversari dall’alto di un’organizzazione superiore: la squadra approda in C1 con un mese di anticipo, ben 10 punti sulla terza e soprattutto un entusiasmo popolare sempre crescente. Di nuovo in C1, quindi, ma stavolta con velleità davvero straordinarie grazie ad un presidente che si mostra generoso come non mai: Grigolo vuole salire in B, nonostante nel 1993-94 sarà ancora più difficile dato che si è passati ai tre punti a vittoria ed alla nuova formula dei playoff, con la quale la promozione diretta la otterrà solo chi arriverà primo; la seconda promossa invece dovrà passare da una serie di spareggi che coinvolgeranno le squadre dal 2° al 5° posto. Il presidente è un capo-popolo e non si smentisce: quando tutti si aspettano la riconferma di Tomeazzi, lui lo lascia a casa insieme a Giagnoni (col quale aveva litigato) e richiama Gianfranco Bellotto, che stavolta accetta.

La campagna acquisti, affidata a Manni ed al nuovo ds Beniamino Vignola, è ancora di prim’ordine: sul telaio collaudato si innestano i vari Pasa (cresciuto alla scuola di Zico ad Udine), Ezio Rossi, Pradella, Bonavina, Clementi, e le giovani promesse Roma, Arco e soprattutto Zanini, noto per essere passato da ragazzino alla Juventus per parecchi miliardi. L’inizio però non è straordinario: la squadra non perde ma vince col contagocce e le prime, Spal su tutte, fanno il vuoto. Grigolo allora, alla prima sconfitta del Mantova a Carrara (decima giornata), esonera Bellotto e richiama Tomeazzi, osannato dalla piazza: il Tom fa digerire la zona ai suoi atleti per un paio di gare, poi la squadra riprende la marcia trionfale dell’anno precedente. Purtroppo ci sono voci non positive sull’assetto economico della società, ma il Mantova (dove è arrivato anche l’ex juventino Pacione, pallino di Grigolo) continua a macinare risultati: per farla breve, grazie anche al crollo della Spal, la formazione biancorossa a metà marzo, grazie alla vittoria di Como, si installa al primo posto della classifica. E mancano pochissime gare al termine.

Una vacillante speranza


La città si risveglia d’entusiasmo: ci sono 10.000 persone al Martelli quando il Mantova offre una lezione di calcio (2-0) al Chievo e stavolta alla serie B ci credono proprio tutti. E tutti prendono anche le difese del presidente il quale, incalzato per i problemi economici sempre più impellenti, reclama dal Comune i soldi per il ripristino dello stadio. Sul più bello, però, la favola volge al termine: il 1° maggio è solo 0-0 in casa con la pericolante Massese ma il peggio sarà la settimana dopo quando il Mantova, seguito da oltre 4000 tifosi, perde immeritatamente al Dall’ara di Bologna (1-0), abbandonando il primo posto a vantaggio del Chievo. Il quale nelle ultime tre gare resisterà al ritorno dei virgiliani e concluderà davanti a tutti, guadagnando la B. La delusione è cocente ma adesso si conta sulla lotteria dei playoff, dove si affronta il Como di Tardelli, giunto quinto a ben 15 punti. Un avversario abbordabile, si pensa, da battere nel doppio confronto prima di giocare la finale presumibilmente con la Spal: ma i biancorossi sono stanchi, stressati dalla rincorsa e dalla pesante situazione economica (non prendono soldi da parecchi mesi).

In definitiva, il Mantova perde l’andata di Como (2-1) e nel ritorno non andrà al di là dello 0-0 malgrado una gara generosissima e sfortunata. Il sogno della B è finito un’altra volta ma il peggio deve ancora arrivare: mentre Grigolo promette di allestire una squadra per riprovarci immediatamente, dalla Lega ai primi di luglio viene la mazzata della retrocessione in C2 a tavolino per illecito amministrativo. Ma non basta: il presidente si muove come un leone in gabbia e promette battaglie legali in serie per riguadagnare la C1; al contrario, la Covisoc emette a fine luglio la sentenza più terrificante: per inadempienze, il Mantova viene cancellato da tutti i campionati professionistici, un mese e mezzo dopo essere stato con un piede in serie B. In poche parole, nell’estate 1994 il Mantova non c’è più nella mappa del calcio. Grigolo ci riprova ancora ma purtroppo, alle promesse non può far seguire i fatti, ovvero i soldi per ripianare il debito. Così in mezzo alle più fantomatiche cordate, si cerca anche grazie alla politica di ricostituire una squadra che possa essere considerata patrimonio della città. Il massimo che si riesce ad ottenere, comunque, è il diritto sportivo da una squadra di Promozione (il 3B Porto): grazie ai buoni uffici di qualcuno, tra i quali l’ex giocatore Tonghini, il Mantova Calcio 1994 (nuovo nome della società), potrà partecipare in via eccezionale al campionato regionale di Eccellenza del Crer. In sostanza, si riparte dai dilettanti, con la morte nel cuore. Il presidente? Un volto noto, ovvero Romano Freddi, il quale nella sua prima dichiarazione promette: “Il mio obiettivo è portare il Mantova in breve tempo almeno in serie C2”.

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